Che parole usiamo per profilare?
LE PAROLE PER PROFILARE
Questa riflessione, che voglio condividere con voi, mi è sorta una mattina che pensavo a Anthony Robbins, il più famoso formatore di crescita personale al mondo, che in quel momento della mia vita era diventato un vero ispiratore, che parlava del vocabolario trasformazionale, ovvero di come le parole siano il tessuto con il quale vestiamo le nostre esperienze, una sorta di imbuto con il quale il nostro cervello trasforma ciò che vediamo attraverso i 5 sensi in esperienza emotiva. Insomma una specie di elenco di parole per profilare se stessi.
Ebbene in quel momento, analizzando le parole che uso per profilare me stesso, nel mio modo di parlare e pensare quotidiano, mi sono accorto che nella mia vita non mi sento praticamente mai annoiato perché la parola noia non fa parte del mio vocabolario, ovvero non la uso mai per descrivere le mie esperienze.
Questo, oltreché significare ciò che è ormai noto, ovvero che il nostro linguaggio interno condiziona radicalmente non solo le nostre esperienze emotive del momento, ma anche il benessere o il malessere nella nostra vita, vuol anche dire che condiziona sensibilmente il giudizio di chi abbiamo di fronte e le nostre reazioni emotive e che le parole usate per profilare se stessi fanno la differenza in uno stato d’animo potenziante o depresso.
Facciamo un esempio: se ho di fronte una persona che si muove in continuazione mentre parlo potrei definirla agitata e in quel caso le mie convinzioni andrebbero a impattare sul giudizio positivo o negativo di quella persona; se ho una convinzione che dice che “le persone agitate sono inutilmente nervose” penserò che quella persona in quel momento è poco intelligente, stupida, addirittura idiota e, a quel punto la mia convinzione si articola diventando così: “le persone nervose sono stupide e idiote e quindi vivono male” ; il mio giudizio emotivo mi farebbe quindi percepire quella persona come poverina oppure sfigata oppure se il mio ego entra in azione potrei pensare “io non sono certo così, quindi sono sicuramente migliore di lei!”
Ecco come agiscono le parole per profilare e definire la comunicazione interna sui nostri stati emotivi e di giudizio. Vi lascio immaginare che comportamento possiate avere con una persona che giudicate in questo modo, perché il giudizio funge da filtro, che deforma il comportamento e in tal caso le parole scelte per profilare la situazione o la persona causano effetti emotivi disagevoli.
Bene, ora, nella medesima situazione, proviamo a cambiare radicalmente il vocabolario e le parole usate per profilare e per descrivere quella persona. Decido di non definirla agitata ma, in quanto persona che non sa stare ferma, la descrivo e giudico dinamica. E’ chiaro che in questo caso la mia percezione cambierebbe e le mie convinzioni modificherebbero il giudizio emotivo; ovvero le parole usate per profilare assumono una connotazione emotiva più positiva; pertanto se ho una convinzione sul fatto che “le persone dinamiche sono quelle che arrivano al successo più velocemente” il mio giudizio emotivo cambia in funzione delle parole usate per profilare e quindi diventa “rispetto e grande considerazione” di chi ho di fronte; tra l’altro, descrivendo in questo modo la persona aumenta il mio livello di ascolto e di attenzione su quella persona e pertanto il nuovo filtro di giudizio e delle parole utilizzate per profilare, mi servirebbe ad avere un comportamento più funzionale ed efficace.
Per farvi capire quanto la mente è complessa è pur vero che se entrasse in gioco ancora una volta il mio ego in modo prepotente, le parole per profilare cambierebbero ancora; potrebbe succedere che giudicare dinamica una persona porti il mio ego a sentirsi sminuito e invidioso di quella persona, perché è così dannatamente dinamica. A quel punto l’ego, per difendermi potrebbe suggerirmi le seguenti parole per profilare: “le persone troppo dinamiche non sono stabili e non hanno famiglia: tu sei meglio perché sai tenerti la tua famiglia, non come quel tipo lì che sacrificherebbe la famiglia per la sua smania di fare” e, riequilibrando il disagio del sentirsi sminuito e facendomi sentire in questo modo superiore al mio interlocutore e giudicandolo quindi con sufficienza e commiserazione.
Ancora una volta le parole usate per profilare generano un giudizio che, a sua volta, genera uno stato emotivo che provoca di rimbalzo un certo tipo di comportamento.
Analizziamo quindi, con un semplice schema le emozioni che potrei provare cambiando il giudizio della persona che ho di fronte:
Parole usate per profilare: Agitata = nervosa o dinamica
Le emozioni legate al giudizio che dò alla persona cambiano radicalmente e questo influisce molto sulla profilazione e quindi sul comportamento che adotto con lei.
CONTESTO AZIENDALE
Immaginate di applicare questa alternanza di giudizio a un potenziale cliente. Se profilandolo lo giudico “meritevole di attenzione” il mio atteggiamento sarà orientato verso l’ascolto e lo farò sentire importante e lui mi ripagherebbe con consenso e magari anche acquistando. Viceversa se uso le parole per profilare “stupido o idiota” il mio comportamento svolterebbe bruscamente rischiando di farmi diventare superficiale, poco attento; il mio atteggiamento porterebbe il potenziale cliente a giudicarmi, a mia volta, irrispettoso, irriverente, superficiale, ecc.
CONTESTO DIDATTICO
In campo didattico succederebbe la stessa cosa se io fossi un insegnante.
Osservare un alunno agitato e giudicarlo usando parole per profilare come “dinamico” in senso positivo o “stupido” in senso negativo cambierebbe radicalmente il mio atteggiamento verso di lui (stima o, al contrario, scarsa considerazione) che a sua volta provocherebbe nell’alunno comportamenti totalmente differenti, chiaramente condizionati dal mio giudizio (rispetto e attenzione per l’insegnante o contrasto e disattenzione). E’ quello che in psicologia si chiama “Effetto Pigmalione”.
CONTESTO DI PUBBLICA SICUREZZA
E nel caso in cui avessi un malintenzionato di fronte? Come, il mio modo di profilarlo, e le parole che uso per profilare cambierebbero il mio destino? L’avrete già capito: se giudico il possibile malintenzionato con le parole per profilare “agitato = dinamico” starei molto attento alle sue mosse, cercherei di prevederle e di anticiparle e magari di disinnescare eventuali gesti aggressivi: insomma avrei il massimo rispetto e attenzione alle sue mosse. Se invece lo giudico usando le parole per profilare “agitato = stupido” rischio di abbassare la guardia e di subire le conseguenze disastrose della sua aggressività.
Cambiare le parole che uso per profilare, significa cambiare il giudizio e assumere un atteggiamento più adatto al raggiungimento dei miei obiettivi.
In definitiva, raggiungere un obiettivo significa usare le parole per profilare più attinenti al mio scopo per giudicare il mio interlocutore. Se devo vendere, assumere personale, insegnare o chiedere i documenti a qualcuno, le parole per profilare che uso nel giudicare il mio interlocutore possono cambiare radicalmente quello che succederà tra noi.
Alla prossima!
Francesco