Successo o Fallimento? La rivincita degli sfigati
IL SUCCESSO DEGLI SFIGATI
… che poi proprio sfigati non sono…
E’ uscito da poco nei cinema il film The Founder che parla della strana storia di successo di Ray Kroc, un improbabile rappresentante di frullatori cinquantenne che dopo aver comprato un piccolo chiosco in mezzo al deserto è stato l’artefice e il fondatore di una delle catene di fast food più famose del mondo: il McDonald. (Guarda il video)
Sono dodici anni che mi occupo di crescita personale e devo dire che sono davvero arcistufo di sentire queste storie. Storie di signori nessuno che dal nulla sono diventati miliardari e hanno raggiunto successo, popolarità, bla, bla, bla. Ci sono moltissimi formatori e coach di crescita personale, che hanno fondato la loro strategia di successo per catturare clienti nel rappresentare casi di successo di personaggi che dal nulla sono diventati leader mitici, come Steve Jobs, George Washington, Albert Heinstein (Hitler, però non lo nominano…) oppure imprenditori senza soldi come Eugenio Ferrari, Briatore, che hanno realizzato imprese multimiliardarie (Berlusconi non viene mai citato…) o sportivi che dal niente sono diventati campioni (Messi, Cassius Clay). Molti di questi coach e formatori realizzano tuttora continui seminari nei quali portano personaggi di successo che raccontano la loro esperienza.
Io ne ho piene le palle.
Sono sicuro che NESSUNO di queste persone di successo storiche o contemporanee che vengono citate, né tantomeno il fondatore di McDonald, ha mai dovuto partecipare a nessun corso di formazione sulla crescita personale per diventare quello che è diventato. Ci è diventato per tutta una serie di fattori che però non sono replicabili, perché ognuno di noi è unico, originale nel suo DNA, nel suo carattere, nei suoi punti di forza e di debolezza.
Il punto è che spesso si citano questi personaggi di successo per suscitare emozione in coloro che si sentono sfigati (ho detto “si sentono” e non che lo sono) per motivarli a dare di più, a credere in sé stessi. E intanto questi formatori si arricchiscono a scapito dei loro portafogli. Molto spesso queste persone tornano a casa belle cariche per poi sgonfiarsi dopo poche settimane e sentire di aver bisogno di tornare a frequentare questi corsi. Un circolo vizioso nel quale guadagnano quasi sempre solo i coach/formatori.
C’era una famosa canzone che recitava “Uno su mille ce la fa” e io mi sono sempre chiesto: che cazzo di fine hanno fatto gli altri 999? Che vita hanno vissuto? Ce l’hanno fatta? Sono riusciti anche loro a raggiungere un po’ di successo? Di nessuno di loro si è più sentito parlare.
Ebbene, è ora di prendersi una rivincita e voglio offrirla su un piatto d’argento con una breve storia che vuole farti capire che non importa chi siano diventati Steve Jobs, Gesù, Madre Teresa, Ghandi e molti altri e come sono diventati personaggi famosi e di successo: sono tutte cazzate! L’importante, invece, è puntare sulle proprie capacità, scoprirle e coltivarle, senza guardare nessun altro, senza voler copiare nessuno. Tu che mi leggi sei il risultato dell’evoluzione, della procreazione dei tuoi antenati che sono sopravvissuti e hanno avuto (anche loro) successo in ambienti ostili per garantire la continuità della specie e far si che tu sia qui a dare il tuo contributo nel miglior modo possibile.
Come ognuno di noi sei UNICO, nessuno è come te. Punto.
Quindi è ora di dire basta a tutte queste puttanate di Steve Jobs e altri leader di successo, anche perché, come dimostrerà questa storia, spesso quelle che vengono dette sono stronzate, nel senso che molti di questi personaggi osannati sono finiti nella merda proprio a causa della loro grandezza.
La storia che voglio raccontarvi è una di quelle raccontate da questi formatori (è stata raccontata in un libro nientemeno che da Antony Robbins, il più famoso di tutti) che esaltano la capacità di diventare grandi partendo dal nulla, anzi con molti handicap. Siamo negli Stati Uniti, negli anni ’60. Un ragazzo poliomielitico di 12-13 anni, appassionato di football americano un giorno incontra in un bar il suo idolo, un running back di quel tempo e gli chiede l’autografo. Una volta ottenutolo, ancora incredulo della fortuna che gli è capitata, richiama l’attenzione del campione che, paziente, gli chiede cosa vuole e lui esclama entusiasta: “Un giorno diventerò un grande running back e batterò tutti i tuoi record!!”. Dopo il college e dopo molti allenamenti e partite questo ragazzo diventa giocatore professionista e nei primi anni ’70 si fa conoscere come il più grande talento di tutti i tempi, battendo tutti i record come running back e coronando il suo sogno. Ha fama, successo, popolarità e tutto ciò che può desiderare.
E qui finisce la storia raccontata da Antony Robbins.
In seguito questo campione viene accusato di aver ucciso la moglie, poi assolto, per poi infine essere messo in galera, negli anni a seguire, per furto e rapina a mano armata, condannato a 30 anni di carcere. Tutt’ora sta scontando la sua pena in galera e ha perso tutto quello che aveva, compresi i trofei che ha impegnato in un banco dei pegni per avere denaro.
Quest’uomo si chiama Orenthal J. Simpson.
Che dire: meglio essere sfigato e magari giocarmi le mie carte, tenere un profilo basso, lavorare sodo, essere un bravo marito, una brava moglie e diventare un piccolo grande eroe che insieme a tutti gli altri 999 contribuiscono a tenere gonfie le tasche e i conti correnti di quelli che arrivano primi al traguardo non lasciando nulla agli altri. Quelli per i quali il successo non è fama e potere, ma il participio passato del verbo “succedere”.
Viva gli sfigati che sono i veri eroi invisibili dei giorni nostri.
Francesco