Il bicchiere come lo vedi?
Il momento socio-economico attuale mi dà l’opportunità, in quanto coach, di fare una domanda: di fronte alle avversità che stiamo vivendo, intendendo per avversità la difficoltà a gestire il proprio bilancio personale o familiare, a cercare un lavoro, a veicolare i cambiamenti in atto, a gestire l’emotività, ad affrontare ostacoli e problemi, come agiamo? Ho detto AGIAMO e non RE-AGIAMO (per chi vuole approfondire la differenza tra le due azioni invito a leggersi l’articolo sull’intelligenza emotiva). Insomma che atteggiamento assumiamo di fronte alle situazioni difficili? Cerchiamo gli elementi comunque positivi della situazione che stiamo vivendo, attingendo alle nostre risorse e focalizzandoci sulle soluzioni oppure proviamo disagio, preoccupazione e tensione per tutto ciò che può accadere? Ci facciamo coraggio e cerchiamo di individuare la strada da percorrere con ottimismo, oppure ci demoralizziamo pensando che capitano tutte a noi e che non c’è soluzione? Insomma, il bicchiere lo vediamo mezzo vuoto o mezzo pieno? Siamo ottimisti o pessimisti?
Di fronte a questa domanda le persone che tendono a vedere gli aspetti negativi delle varie situazioni dicono di essere realiste e sono convinte che spesso l’ottimismo è mera illusione. E’ davvero così?
Come coach mi preoccupo quando ne ho l’occasione, di esaminare, leggere e approfondire gli studi fatti sul cervello e sulla psicologia delle persone; tali studi dimostrano che il pensiero positivo e l’ottimismo sono catalizzatori della emissione di apposite sostanze chimiche (come la serotonina) che innestano un circuito virtuoso che porta a vedere con speranza e a stare meglio. La psico-neuro-immunologia ha dimostrato ampiamente quanto il pensiero positivo genera una fisiologia che provoca benessere (come, ad esempio, sorridere) che, a sua volta, genera ottimismo, e così via. Di fatto una sorta di circuito di positività che porta a stare meglio, a vedere soluzioni. In più la cosa funziona in entrambi i versi: il sorriso, una postura rilassata o aperta genera pensieri positivi. Sta a noi decidere di attivare questo “circuito”. “L’ottimismo è il profumo della vita”, diceva Tonino Guerra in un noto slogan pubblicitario.
Attenzione, però, a non lasciare che l’ottimismo offuschi la realtà. Pensare positivo non significa far finta di non avere un mutuo da pagare a fine mese, far finta di non essere malati o di non avere nessun problema. Pensare positivo significa focalizzarsi sugli aspetti positivi di ciò che ci capita. Come, per esempio, pensare che pagare la rata di mutuo a fine mese mi consentirà di adempiere a un impegno preso, oppure che ho una rata in meno da pagare. Diceva Edison, dopo ogni tentativo fallito di creare una lampadina, che ogni volta era più vicino al successo, perché aveva trovato un’altro modo di NON ottenere una lampadina. Eppure fallì almeno un migliaio di volte. Se fosse stato negativo a quest’ora forse non saremmo qui a usare un computer…..
Permanenza – I pessimisti tendono a ritenere che le cause degli eventi negativi che capitano loro siano permanenti. Pensano che tali eventi dureranno per sempre e che incideranno permanentemente sulla loro vita (es.: Sono un fallimento totale”, “Le diete non funzionano mai”, “Il mio capo è aggressivo”). Gli ottimisti credono che le cause degli eventi negativi siano temporanee (es.: “In questo periodo sono esausto”, “Le diete non funzionano quando sei costretto a mangiare fuori casa”, “Il mio capo è di cattivo umore ultimamente”). Se pensi agli eventi negativi in termini di sempre e di mai hai uno stile pessimistico e permanente. Se pensi ad essi in termini di talvolta e ultimamente e li attribuisci, quindi, a condizioni temporanee, hai uno stile ottimistico. Per gli eventi positivi accade esattamente il contrario. Le persone che credono che gli eventi positivi abbiano cause permanenti sono più ottimiste delle persone che credono che essi abbiano cause solo temporanee.
Pervasività – Alcune persone – gli ottimisti – riescono a chiudere in un cassetto i loro problemi e ad andare avanti anche quando subiscono un’avversità in un campo importante della loro vita (il lavoro, un legame affettivo, …). Altre – i pessimisti – quando un aspetto della loro vita fallisce, sentono che la loro intera vita va in rovina. Gli ottimisti tendono a dare spiegazioni specifiche e temporanee alle avversità (es.: “Il mio capo è ingiusto”, “Non piaccio a lui”, “In questo caso sono stato mal consigliato”), i pessimisti generalizzano (es.: “Tutti i capi sono ingiusti”, “Sono una persona che non piace agli altri”, “Le persone che dovrebbero consigliarmi non sanno farlo”). Per gli eventi positivi, anche in questo caso, accade esattamente il contrario. Gli ottimisti tendono a generalizzare, i pessimisti spiegazioni temporanee e specifiche.
Personalizzazione – Quando si manifestano degli eventi negativi possiamo accusare noi stessi (internalizzare) oppure ad altre persone o a fattori ambientali (esternalizzare). I pessimisti tendono ad autoaccusarsi quando falliscono (Es.: “Sono stupido”, “Sono una persona insicura”, “Non sono abbastanza intelligente”) e, conseguentemente, mettono in crisi la propria autostima. Gli ottimisti tendono più spesso ad attribuire gli eventi negativi a fattori esterni (Es.: “E’ lui ad ad essere stupido”,”Ho avuto sfortuna”, “Non mi sentivo bene) e, quindi, non perdono l’autostima.
La maggior parte degli studi dimostra che essere ottimisti è una cosa positiva. Ma è corretto essere ottimisti in qualsiasi circostanza? Kate Sweeny e colleghi, dell’Università della Florida, hanno recentemente verificato che I’ottimismo e il pessimismo siano tutti e due utili: dipende dalla situazione. Nella maggior parte delle circostanze in cui non esiste una minaccia imminente, I’ottimismo sembra essere la strategia migliore, perché permette agli individui di acquisire risorse per propri obiettivi, restando aperti a eventuali nuove opportunità. Tuttavia, se sopravviene un pericolo, può essere vitale adottare temporaneamente un’attitudine pessimista per concentrare le azioni e tutte le risorse cognitive per fare fronte alla minaccia che si è manifestata. Bisognerebbe saper essere pessimisti solo per il tempo necessario, ossia poter passare da un’attitudine all’altra, invece che rinchiudersi in un pessimismo rigido o in un ottimismo ottuso. Essere flessibili sembrerebbe la migliore strategia per il benessere individuale.
Al prossimo articolo.
Fdb